botanicamonti
#11
Il Leccio
degli Zingari
GREEN ROUTE
QUERCUS ILEX
Piazza degli Zingari, 4
Il leccio (Quercus ilex) è una quercia sempreverde tipica del bacino del Mediterraneo, diffusa principalmente nel settore occidentale (Algeria, Marocco, Penisola Iberica, Francia mediterranea e Italia) dove forma boschi puri di grandi dimensioni. Nel settore orientale, a partire dai Balcani, cresce in boschi misti, spesso distanti tra loro e in aree con adeguata umidità, arrivando fino alle coste turche del Mar Nero. In Italia è comune nelle isole, lungo le coste liguri, tirreniche e ioniche, mentre sul versante adriatico è più sporadico, salvo eccezioni in Puglia, Abruzzo e Marche. È presente anche sulle Prealpi, nei Colli Euganei, in Romagna e nel Bosco della Mesola.
Adattabile ai terreni, predilige suoli ben drenati e non troppo umidi, con crescita migliore in zone costiere e vulcaniche. Nei terreni calcarei o in aree più umide dell'entroterra, cresce meno vigorosamente e può essere sopraffatto da altre specie. È il rappresentante caratteristico dei querceti mediterranei temperati. Il leccio era considerato un albero sacro nelle antiche civiltà greche e italiche, con un valore positivo nell'epoca arcaica, ma che in seguito assunse un'aura negativa, soprattutto a Roma, dove fu associato a presagi funesti, simile al suo legame con Ecate in Grecia. Solo nel Medioevo il suo significato simbolico fu rivalutato.
Nella mitologia e nella storia: Pausania descrive un bosco sacro a Era, dove lecci e olivi crescevano insieme. Ovidio racconta che nell'Età dell'oro le anime immortali, sotto forma di api, si posavano sugli amenti del leccio, dai quali scendeva il miele. A Roma, il leccio era legato alla ninfa Egeria, ispiratrice di re Numa Pompilio, che viveva in un lecceto sull'Aventino. Plinio il Vecchio riferisce che i rami di leccio venivano usati per le prime corone civiche. Inoltre, sul Vaticano cresceva un antico leccio venerato sin dai tempi etruschi. Il leccio era anche un albero oracolare per i fulgorales, poiché frequentemente colpito dai fulmini. Tuttavia, col tempo fu associato a oracoli negativi, e Seneca lo definiva un albero "triste". Secondo una leggenda delle isole ioniche, il leccio fornì il legno per la croce di Cristo, motivo per cui veniva considerato "maledetto". Tuttavia, nei Detti del beato Egidio, il leccio è difeso come l'unico albero a comprendere il sacrificio di Cristo e a contribuire alla Redenzione. Si narra che il Signore apparisse spesso a Egidio sotto un leccio.
In sintesi, il leccio attraversò una complessa evoluzione simbolica, oscillando tra sacralità, funestità e redenzione.
Il Leccio di Piazza Degli Zingari è stato piantato nel … dall’associazione” Monti” per abbellire la piazza scegliendolo come albero dal valore storico- simbolico romano.
L'impiego quasi esclusivo dei boschi di leccio è il governo a ceduo per legna da ardere. Non presenta problemi di rinnovazione per seme, anche vista la tolleranza all'ombra degli esemplari giovani. Il miele ottenuto dalla melata presenta proprietà astringenti ed è ricco di ferro, e le api bottinano anche sui fiori per il polline. In Italia troviamo molti esemplari monumentali ,tra i maggiori e più antichi si annovera il cosiddetto Ilici di Carrinu (leccio di Carlino) nel territorio di Zafferana Etnea alto 25 metri, con una fronda che raggiunge i 30 metri di diametro, la cui età è stimata intorno ai 700 anni.
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Il leccio (Quercus ilex), detto anche elce, è un albero sempreverde appartenente alla famiglia Fagaceae, diffuso nei paesi del bacino del Mediterraneo.In Italia è spontaneo nelle zone a clima più mite, dove è anche molto frequente nei giardini e nei viali cittadini. Il leccio è un albero sempreverde e latifoglie, con fusto raramente dritto, singolo o diviso alla base, di altezza fino a 20–24 m. Può assumere aspetto di cespuglio qualora cresca in ambienti rupestri. È molto longevo, potendo diventare plurisecolare, ma ha una crescita molto lenta. La corteccia è liscia e grigia da giovane; col tempo diventa dura e scura quasi nerastra, finemente screpolata in piccole placche persistenti di forma quasi quadrata. I giovani rami dell'anno sono grigi, ma dopo poco tempo diventano glabri e grigio-verdastri. Le gemme sono piccole, tomentose, arrotondate. Le foglie sono semplici, a lamina coriacea a margine intero o dentato, molto variabile nella forma che va da lanceolata ad ellittica. La pagina superiore è verde scuro e lucida, la inferiore grigiastra. La pianta inizia a produrre i fiori intorno ai 10 anni d'età, unisessuali, perciò la pianta è detta monoica. I fiori maschili sono riuniti in amenti penduli, cilindrici, I fiori femminili sono in spighe peduncolate composte da 6-7 fiori; La fioritura avviene nella tarda primavera, da aprile a giugno, periodo di intensa attività proliferativa degli insetti impollinatori, che amano particolarmente il polline anemofilo del leccio.


